LA VISIONE POLITICA E IL PROBLEMA EDUCATIVO

LA VISIONE POLITICA E IL PROBLEMA EDUCATIVO


La Repubblica

La visione politica di Platone è connessa con quella dell'etica, che sono complementari: il modello di giustizia che è presente nella vita morale dell'uomo è lo stesso che coordina la vita ordinata dello Stato, che non è altro che lo specchio dell'uomo e della sua anima. Nella visione platonica non c'è divisione tra vita privata e vita sociale, tra etica e politica, in quanto non è possibile pensare l'uomo come un individuo slegato dalla comunità di appartenenza

La Repubblica è un dialogo in dieci libri, nel quale Platone vuole sottolineare le virtù fondamentali dei cittadini nell'ambito dello Stato. L'autore infatti è convinto che l'uomo si realizzi pienamente solo come cittadino, ossia come membro della propria città.



Il modello dello Stato ideale

Come prima cosa uno Stato è bene organizzato nel momento in cui riesce a soddisfare i bisogni dei suoi membri, tramite diverse funzioni sociali. Questo deve essere strutturato in 3 classi, come la tripartizione dell'anima.

- la classe dei governanti (comando della città), questi devono essere dotati di saggezza

- la classe dei guerrieri (difesa militare), questi devono possedere la virtù del coraggio

- la classe dei lavoratori (provvedere ai bisogni materiali), questi devono avere la virtù della temperanza

La virtù della temperanza deve essere indispensabile per tutte le classi sociali, in quanto è la virtù civica per eccellenza.

L'aristocrazia della ragione

Lo stato di Platone è un regime aristocratico, il cui governo deve essere affidato ai migliori, ossia a coloro che hanno per natura la capacità di guidare gli altri uomini. Il suo modello non si fonda sulla difesa del privilegio economico o sociale, ma sul valore assoluto che nel sistema platonico sono la conoscenza e la dedizione al bene comune, quindi Platone sostiene un'aristocrazia dello spirito e della ragione.

Il mito della caverna

Secondo questo mito gli uomini sono come prigionieri incatenati fin dalla nascita in una caverna e sono obbligati a guardare verso la parete di fondo, quindi di spalle all'entrata. Dietro agli uomini si apre la caverna verso la luce, con un fuoco che brucia. Tra il fuoco e i prigionieri c'è un muricciolo, dietro il quale passano persone che portano statue, figure animali, vasi e altri oggetti, e li fanno sporgere al di sopra del muretto. I prigionieri vedono solo le ombre di tali oggetti sul fondo della caverna. Però se uno dei prigionieri si dovesse liberare e voltare di colpo, guardando verso la luce, sarebbe ancora convinto in un primo momento che la realtà siano le ombre a causa del forte bagliore della luce. L'unica soluzione sarebbe quella di adattarsi gradualmente alla nuova vista, e una volta adattati si farebbe fatica a tornare alla vita miserabile nella caverna. Nonostante ciò, il prigioniero libero non può sottrarsi al dovere morale, ossia a quello di tornare nella caverna per salvare i suoi compagni.




Il significato del mito

Questo mito è una metafora della formazione del filosofo e del suo destino nella società corrotta. La caverna rappresenta il nostro mondo sensibile, dove gli uomini sono come prigionieri dell'ignoranza che li incatena alla conoscenza delle immagini delle cose. Nel prigioniero che si libera si nota il difficile percorso educativo del filosofo, che gradualmente raggiunge la conoscenza. Successivamente il filosofo ritorna tra gli uomini per annunciare la verità e quindi assumersi il diritto-dovere di governare la città. Uno tra i tanti insegnamenti di questo mito è sicuramente questo: la filosofia, anche se è spesso in disaccordo con l'opinione comune, non deve staccarsi dalla vita civile e politica. Essa ha il compito di prendersi cura dell'uomo e di lottare per la vittoria della giustizia nella società.

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